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Violazione della libertà d'espressione, diffamazione e interdizione ingiustificata


La CEDU sulla
violazione della libertà d'espressione in Europa. 

Diffamazione: l'interdizione ingiustificata di un giornale viola la CEDU



Avv. Gabriella Filippone - La Corte Europea dei diritti dell'Uomo  affronta i casi di violazione dell'articolo 10 della Convenzione Europea, e da ultimo ha seguito la vicenda  "Cumhuriyet Vafki" contro la Turchia, stato che ha collezionato ad oggi diverse  infrazioni.




Nell’aprile del 2007,  il quotidiano Cumhuriyet pubblica un articolo citando un’intervista che un candidato alle elezioni -attuale Presidente turco – Abdullah Gül, aveva rilasciato al Guardian nel 1995.
L’intervista era stata la base dell’articolo “Islamisti turchi puntano al potere” e il Cumhuriyet vi aveva estrapolato in particolare l’espressione “E’ la fine della Repubblica della Turchia – noi vogliamo cambiare il sistema secolare“. 

 Fonte immagine: http://cdn-ugc.cafemom.com

Gül ha citato per diffamazione il quotidiano, ottenendone  l’ interdizione  della ripubblicazione delle dichiarazioni contestate e ogni altro riferimento al processo di diffamazione in corso.




LA CEDU SULLA VIOLAZIONE DELLA LIBERTÀ D'ESPRESSIONE IN EUROPA
Andiamo con ordine. Che cos'è la CEDU?
La Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali o CEDU è un trattato internazionale redatto dal Consiglio d'Europa.
È stata ratificata (o vi è stata l'adesione) da parte di tutti gli Stati membri del Consiglio d'Europa.
Il Consiglio d'Europa è un'organizzazione interanazionale, promuove la democrazia, i diritti dell'uomo, l'identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa.
Il Consiglio d'Europa fu fondato nel 1949 col Trattato di Londra. La sede istituzionale è a Strasburgo in Francia.
L'attività principale: predispone e favorisce la stipulazione di accordi o convenzioni internazionali tra gli Stati membri e, spesso, anche fra Stati terzi.
Le iniziative del Consiglio d'Europa non sono vincolanti e vanno ratificate dagli Stati membri. Il Consiglio d'Europa è un'organizzazione a sé, distinta dall'Unione Europea, e non va confuso con organi di quest'ultima quali il Consiglio dell'Unione Europea, il Consiglio europeo o la Commissione europea.
La Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali - CEDU è stata elaborata in due lingue, francese e inglese.
La Convenzione è stata firmata a Roma il 4 novembre 1959 ed è entrata in vigore il 3 settembre 1953. Ha istituito la Corte Europea dei diritti dell'uomo, con sede a Strasburgo, la cui giurisprudenza è fondamentale per l'interpretazione e la ricostruzione della portata dei singoli principi affermati nella Convenzione.


   
Fonte immagini: Studio Cataldi






DIFFAMAZIONE: L'INTERDIZIONE INGIUSTIFICATA VIOLA LA CEDU
La Corte Europea dei diritti dell'Uomo  affronta i casi di violazione dell'articolo 10 della Convenzione Europea, e da ultimo ha seguito la vicenda  "Cumhuriyet Vafki" contro la Turchia, stato che ha collezionato ad oggi diverse  infrazioni.

Il tema della violazione della libertà d'espressione in Europa: la libertà d'espressione in una società democratica è indice che il meccanismo funziona ed è trasparente.

La  violazione in esame interessa il quotidiano nazionale Cumhuriyet ("Repubblica").
Nell'aprile del 2007, durante la fase pre-elettorale, il quotidiano pubblica un articolo citando un'intervista che un candidato alle elezioni -attuale Presidente turco - Abdullah Gül, aveva rilasciato al Guardian nel 1995.
L'intervista era stata la base dell'articolo "Islamisti turchi puntano al potere" e il Cumhuriyet vi aveva estrapolato in particolare l'espressione "E' la fine della Repubblica della Turchia - noi vogliamo cambiare il sistema secolare".
Gül ha citato per diffamazione il quotidiano, ottenendone  l' interdizione  della ripubblicazione delle dichiarazioni contestate e ogni altro riferimento al processo di diffamazione in corso. L'interdizione ha avuto una durata di oltre 10 mesi, è poi cessata in seguito al ritiro della denuncia da parte di Gül, ormai eletto Presidente della Turchia.
A seguito dell'interdizione, l'attività del giornale è stata  paralizzata in una fase politica delicata, quella precedente alle elezioni, impossibilitata quindi a  contribuire al dibattito pubblico in modo libero. 

"L'associazione Cumhuriyet Vakfi - proprietaria della testata - i due giornalisti coinvolti e l'editore hanno ritenuto vi sia stata una lesione ingiustificata della loro libertà d'espressione e hanno invocato l'art. 10 Cedu dinnanzi alla Corte Europea dei diritti dell'Uomo." La norma interviene a tutela della reputazione di un soggetto.
giudici di Strasburgo hanno ritenuto  l'ingiunzione di interdizione rivolta al quotidiano  sproporzionata ed eccessiva.
La portata dell'ingiunzione non  chiara e dunque andava a coprire tutte le possibili dichiarazioni di Gül, abbracciando una vastità di temi politici caldi, "tale da escludere completamente il quotidiano dal dibattito politico nazionale" ed aveva avuto una durata  di 10 mesi,  ingiustificatamente lunga. 

Altro elemento a favore dei ricorrenti: il provvedimento non era stato motivato dall'autorità giudiziaria. Nella pronuncia della Corte: "l'obbligo di fornire rilevanti e sufficienti ragioni di un provvedimento, permette agli individui  di conoscere e contestare una decisione del tribunale che limiti la loro libertà di espressione, e offra quindi una garanzia procedurale contro interferenze arbitrarie con i diritti che discendono dall'art. 10 Cedu"(vedi anche articolo pubblicato su Diritti d'Europa).
La Corte ha accolto quindi il ricorso e condannato la Turchia al pagamento di 2.500 euro a ciascun ricorrente, a titolo di danno non patrimoniale e 5.100 euro ai ricorrenti congiuntamente per i costi e le spese.

Il dibattito sulla libertà d'espressione: dalla Corte Europa dei diritti dell'uomo giungono le linee d'indirizzo nell'ambito della sua attività giurisprudenziale e diversi sono i casi recenti che vedono coinvolta anche l'Italia.
Si ricordano: il caso Sallusti; l'accoglimento dei ricorsi di Maurizio Belpietro e di Antonio Ricci, il primo  attuale direttore di Libero, l'altro autore alla trasmissione televisiva "Striscia la Notizia".
Nelle sentenze del 24 settembre e dell'8 ottobre 2013 la Corte ha ribadito l'incompatibilità del carcere per i giornalisti con la Convenzione Europea dei diritti dell'uomo: salvo alcune eccezioni, il carcere è una pena ingiusta e sproporzionata. "La frizione tra la legislazione italiana sul punto con i principi della Convenzione è ancora un nodo da sciogliere." 
Il nostro Paese non è l'unico  ad avere seri problemi nel dare un avvio sostanziale ai cambiamenti legislativi in senso democratico sul tema della libertà d'espressione dei giornalisti.


Fonte: posted da Elsa Pisanu, "Diffamazione. L'interdizione ingiustificata di un giornale viola la CEDU."; pubblicato su Diritti d'Europa



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